Biblioteche di Roma e Roma Capitale presentano “Piccioni e farfalle fanno la rivoluzione – Neve a Primavalle” alla Biblioteca Basaglia in via Federico Borromeo 67, il 31 marzo alle 18.00.
-Mostra fotografica di Alessandro Schiariti e Vanna D’Ambrosio e illustrazioni de “La meravigliosa storia di Antonin” di Carlo Lommi e Marta Bianchi dal 30 marzo al 7 aprile.
-7 aprile giornata dedicata ai bambini.
Aggiorneremo di volta in volta gli eventi e le presentazioni di PICCIONI E FARFALLE FANNO LA RIVOLUZIONE…
-12 marzo ore 19.00, Circolo Letterario Alda Merini, via pietro maffi 94, ore 19.00
-30 marzo/7aprile Mostra fotografica di Alessandro Schiariti e Vanna D’Ambrosio, Biblioteca Basaglia, via Federico Borromeo 67
-31 marzo presentazione e dibattito con la redazione di Dazebao l’informazione on line, Biblioteca Basaglia, via Federico Borromeo 67, ore 18.00
-7 aprile, La meravigliosa storia di Antonin (versione di Piccioni e farfalle fanno la rivoluzione – Neve a Primavalle per bambini), illustrazioni di Marta Bianchi eIlvagabondo Deldharma, Biblioteca Basaglia, via Federico Borromeo 67, ore 17.00
-7 aprile, Casa del Popolo “Giuseppe Tanas”, via Girolamo Casanate 2/a, ore 21.00
E’ quasi ferragosto,chi al lavoro, chi al mare, in montagna, a casa, in macchina, in carcere, in ospedale o semplicemente per strada – sulla sua strada -, Piccioni e Farfalle è con voi e vi regala una playlistona da urlo. Ce n’è per tutti i gusti! Sono canzoni dedicate a Primavalle dai lettori del romanzo scritto da Maurizio Mequio. Sono 28 brani che danno il via al progetto musicale a cura di Gabriele Morcavallo, direttore della scuola di musica Charleston, e di Salvatore Masucci per la creazione della colonna sonora di Piccioni e Farfalle. Ora abbiamo un orizzonte d’ascolto che prende la parola, dei lettori che rovesciano il tavolo utilizzando la musica. Ogni brano ha dietro un lettore, la sua storia, le sue esperienze, i suoi occhi che fissano un ricordo, cristallizzano delle emozioni in minuti di note che per loro resteranno per sempre. Primavalle prende pian piano sempre più una nuova forma, lo fa accarezzandosi il volto, rispecchiandosi in tutte le sue sfaccettature, nel reportage fotografico dell’amico Alessandro Schiariti, ad esempio. Lo fa con nuove sonorità. Lo fa con le parole. Ci si muove tra il vissuto personale, le immagini fotografiche, e nelle puntate, nelle pagine, nei personaggi di Piccioni e Farfalle. Ci sono due canzoni su tutte, due canzoni che hanno a che fare con la storia e con l’umanità di questo luogo, Estate di Chet Beker e The summer knows, interpretata da Massimo Urbani. Chet Beker si è rifugiato a da queste parti, si è nascosto, protetto, si è curato, ammalato, forse drogato, innamorato, nel nostro quartiere. Qui lui ha potuto continuare a suonare. Ed è un onore, ed è un piacere, perché uno come lui deve suonare sempre, ma non può suonare in ogni dove. Qui forse lo ha fatto. Lui il re del jazz, l’uomo dal viso scavato, che ridotto in miseria ha fatto il benzinaio, come Ascella… Chet Beker, l‘uomo che ha imparato a suonare due volte, con i denti e senza denti, perché come noi sappiamo bene, a volte il mondo ti dà dei colpi in faccia che lasciano il segno. Massimo Urbani è stato un artista delizioso, un artista vero che se ne è andato troppo presto, a 36 anni, viveva a Monte Mario. Ringrazio Gabriele per averci segnalato la sua interpretazione, che, a mio parere, è il brano che più di tutti meriterebbe di essere la nostra musica, il nostro piccolo inno sentimentale. Al terzo posto delle canzoni più votate c’è Walk on the wild side di Lou Reed che dà una dimensione internazionale alla nostra periferia. Al quarto una canzone dei Baustelle, che nel loro stile sembrano proprio voler omaggiare le nostre strade. Poi la splendida voce di Amy Winehouse, a cui fossi stato qualcuno avrei dato la cittadinanza onoraria del quartiere, perché quel graffio ci è fuor di dubbio molto molto famigliare. Ringraziamo i lettori che vengono da lontano, che ci seguono da lontano, quelli che non sono nati qui, che sono primavallini perché cittadini del mondo. E Allora è bello sentire Le papillon e Pigeon di Jean Leloup un artista del Quebec. Grazie a chi ha inserito i Doors, a chi pensando a Primavalle è arrivato al film The Million Dolla Hotel, agli U2 e alla loro dolce With or Without you. Ci sono nella playlist Una domenica notte di Brunori Sas e la Roma Nuda di Califano. Marillion, Swan Hunter, Depeche, gli Afterhous, Rolfe Kent cavalcano le onde di questo mare di quariere, mare pieno di lacrime, tristi, ma anche a volte cariche di felicità. Ci sono tante parole italiane, segnalate dalle giovani generazioni, quelle che ora occupano le piazze, la “zona”, e da quelle che hanno visto più stagioni, con questi tutti i colori del posto. Da Barbarossa, Venditti, Renga, Ligabue, Battiato, i C.C.C.P., ai Zen Circus, i Flaminio Maphia e Rancore. C’è la burlonata di un lettore che ha inserito un pezzo di InGiusto e poi ci sono le due canzoni “trasmesse” nel Capitolo 12 sulla Radio Primavalle del romanzo: Mercedes Benz e Destra – Sinistra.
“Noi se divertivamo con niente, qua da ragazzi era tutta campagna. Se rotolavamo giù pe’ la valle. Oppure annavamo a vede’ la partita der Tanas, quanno venivano a giocà da noi c’era l’inferno. Er pomeriggio stavamo nei pressi de quella che mo chiamamo piazza Mario Salvi, pace all’anima sua. Se c’era da fuma’, se facevamo le canne. Ma nun te crede, er fumo nun se trovava, se ne facevamo quarcuna, ogni tanto, e se la passavamo. ‘Na cazzata de qua, ‘na cazzata de là, ‘n discorsetto politico, ‘na manifestazione, ‘na sonata. Poi, m’o ricordo come fosse ieri, nun se trovava da fuma’ in nessuna maniera. Erano settimane, ma niente niente niente. Noi stavamo ‘n piazza come sempre, era estate, c’era ‘n sole che spaccava le pietre, saranno state le tre de pomeriggio. Vedemo arriva’ er Mucchetta, che poraccio è morto quattro anni fa… O vedemo bianco, che se trascina. Je dimo: “A Mucché, che c’hai?”, e lui: “Ho provato ‘na cosa bellissima, è come ‘na bomba, ma morto mejo”. E quell’estate in tanti se bucarono. E’ stato ‘n flip. Ce so’ entrati a rota e noi tutti ce se semo abituati. Piano piano da punk semo ridiventati poveracci. E ‘nfine come l’artri, co’ a differenza ch’eravamo de meno e sempre in ritardo”.
Le fotografie di Alessandro Schiariti Photo Art, per il Capitolo 10 di Piccioni e Farfalle fanno la rivoluzione. Il suo reportage e il nostro romanzo vi raccontano: Bronx, l’umanità sfida il non luogo.
“La rivoluzione parte da qua. Er mio è ‘n lavoro de merda, ma io so’ diverso. Non sono il mio lavoro. Io so’ quello che te sorride quanno arrivi, che dopo che t’ha cambiato l’olio te lava er parabrezza. So’ quello che te chiede ‘ndo stai annà. Che te vede colle dita dentro er naso mentre te rifornisce. Che se subisce i tuoi nervosismi, la tua fretta. Che te vede fischiettà quanno te l’hanno data. Io te conosco, ma tu me sfuggi, nun me caghi. Ho capito che er lavoro nun è tutto e pe’ fallo ho dovuto combattela sta parola, l’ho dovuta… te lo dove propo dì alla Delemberte… de-po-ten-zia-re. Stà parola me’n grifa! O sai che c’è? Mo ‘a sera si te becco t’offro ‘na biretta e se famo ‘na chiacchierata. Sì trovo er tempo nun me sbrago sur divano, arzo er telefono e chiamo quarcuno. E si c’ho problemi ne parlo, perché so’ n’essere umano. No ‘na bestia”.
Si muovono delle cose e ci gira la testa, oltretutto è difficile camminare…
Chi c’è dietro Piccioni e farfalle? Me lo sto domandando anche io mentre tanti me lo domandano, soprattutto ora che si sta formando un gruppo, un comitato, un’associazione, un collettivo, boh, chiamatelo come vi pare. Perché le foto, perché le musiche, perché tirare dentro la gente del posto? Perché non accontentarsi del testo? Perché fidarsi dell’altro? Perché di nuovo ci ho messo dentro la politica? Perché non ho paura? Perché apro agli altri quartieri, anche a quelli rivali? Perché voglio fare tutto o quasi a costo zero? Perché la compagnia teatrale? Perché Delemberte è straniero? Perché ho questa dannata idea della rete?
Basterebbe leggere il romanzo facendolo proprio per avere una risposta, per trovare il coraggio di metterci la faccia, anche se non si sa come. Questo racconto non è la minestrina della mamma che ti casca in bocca da sola, sembra facile, sembra una favoletta, sembra avere una trama lineare, ha battute romanesche che fanno ridere, ma in realtà è un romanzo difficile, che prima di essere libro chiede al lettore di essere coautore, obbliga ai suoi paesaggi di riscattarsi, diffonde in un mondo di futili parole il valore della conquista della parola. Può non piacere, ma lo può solo se si prende una parte. Per essere lettore, autore, lettore-autore o contestatore di PeF occorre prendere una parte (ed anche storcersi gli occhi di fronte allo schermo del pc, in attesa di fine settembre, del cartaceo). La nostra è delineata, vogliamo cambiare qualcosa. Iniziamo dal nostro quartere. Dall’ immaginario. Portarlo in un romanzo è l’unica via che mi è venuta in mente per salvarlo dall’essere uno squallido non luogo (non vedo, non sento, non faccio, non parlo, non penso).
Speriamo di andare avanti, di non avere paura dei nostri entusiasmi, di prenderci delle responsabilità: restiamo rivoluzionari, insieme.
E’ possibile sfogliare e scaricare gratuitamente l’ebook provvisorio di “Piccioni e Farfalle fanno la rivoluzione” (Capitoli 1-8). Ogni settimana allo stesso link aggiorneremo l’ebook con le nuove puntate: così si costruisce un piccolo libro insieme ad una grande comunità.
Grazie ai 3000 lettori di media per puntata (ci siamo triplicati nelle ultime due settimane), grazie ai primi 500 che hanno già scaricato l’ebook!